Quartiere Porto, tra Ottobre 1943 e Luglio 1944 bombardato più volte e distrutto. Quartiere ad alta densità edilizia ed abitativa, con vicoli paralleli e perpendicolari alla linea del mare, popolato da operai dell'arsenale, scaricatori portuali, agenti di commercio, sorveglianti, guardie doganali, marinai e pescatori. Quartiere animato dalla via A. Saffi, importante e commerciale, ricca di negozi, empori e magazzini.
L'autorità militare di occupazione appena insediata (17 Luglio 1944/4 Agosto 1945) delimitò le zone proibite ai civili per mettere fine allo sciacallaggio, alle ruberie e alle morti per crolli, mentre l'amministrazione civile del Comune, da subito operante a fianco della amministrazione militare, iniziò a prefigurare la ricostruzione della città e del quartiere. A Novembre del 1944 furono assunti in Comune per le finalità della ricostruzione gli ingegneri A. Podesti e C. Salmoni. Entrambi sosterranno ruoli importanti nei decenni successivi: tecnici, amministrativi, politici. A Giugno del 1945, dopo l'inclusione della città negli elenchi dei Comuni obbligati dal Ministero dei Lavori Pubblici alla redazione dei Piani di Ricostruzione, l'architetto G. Minnucci ottenne l'incarico per la redazione del Piano. A Novembre del 1945 l'Amministrazione adottò il Piano. Dieci mesi dopo, Settembre 1946, il Piano fu approvato dal Ministero LLPP ed ebbe inizio la sistematica demolizione degli edifici bombardati e la costruzione delle vie L. Vanvitelli e Giovanni XXIII (attuali). I sedimi espropriati degli edifici in rovina furono attribuiti al demanio statale e a quello comunale per l'ampliamento delle aree portuali, la realizzazione di infrastrutture ferroviarie e stradali e di nuovi edifici statali: capitaneria di porto, dogana, caserme, scuole. Gli abitanti furono trasferiti ed insediati in parti periferiche del Comune: Posatora, Tavernelle, La Pecora, CEEP Collemarino. L'Istituto Autonomo Case Popolari e la Cooperazione furono gli strumenti per la rilocalizzazione degli abitanti dei quartieri popolari nell'ambito del territorio comunale. Il Genio Civile e il Genio Marittimo furono gli strumenti per la realizzazione ed il ripristino delle infrastrutture.
La progettazione della parte più antica e popolare della città fu condotta nel massimo riserbo, tempi brevissimi, assoluta condivisione dei fini da parte delle forze politiche, tecniche, culturali. La successiva massiccia e radicale rovina non provocò alcuna nostalgia o sentimenti di appartenenza emersero in quel periodo e nei successivi anni, come se la distruzione operata dalla guerra avesse posto la premessa necessaria per un cambiamento radicale sperato. L'operazione urbanistica di cancellazione è riuscita pienamente. Fu una amputazione voluta: sterili uffici dello Stato offrirono la protesi sostitutiva. Un ambiente straordinario della città fu eclissato senza rimpianti.
L'operazione urbanistica, trascorso un decennio, iniziò a mostrare rilevanti deficienze. Subito fu evidente la marginalizzazione della zona e la totale assenza di vitalità. Marginalità e sterilità convivono oggi con una serie di fenomeni di grande interesse e degni di attenta considerazione: (dopo il 1989) significativi ritrovamenti archeologici, lo sviluppo dei traffici navali adriatici ed egei in rilevante espansione (rapporti giornalieri con la costa balcanica, sviluppo della croceristica e della diportistica), la crisi costante del cantiere navale, lo spostamento di rilevanti funzioni portuali nelle aree della nuova darsena, l'evidente sottodimensionamento e declino dei più importanti istituti culturali della città: Teatro delle Muse, Pinacoteca, Archivio di Stato, Biblioteca, Palazzo degli Anziani, Museo Archeologico.
Tutti gli Istituti culturali elencati sono allineati, sulla distanza di settecento metri, lungo via Pizzecolli e sovrastano, alla sommità della rupe, le aree del vecchio quartiere distrutto dagli eventi bellici. Questo assetto insediativo, assai particolare, non è mai stato oggetto di riflessione in nessuno dei Piani Regolatori Generali e Particolareggiati prodotti dalla Amministrazione Comunale: in nessuno di quei Piani è stata ritenuta significativa la loro straordinaria reciproca vicinanza.
In altre realtà urbane italiane ed europee assetti similari sono stati appositamente creati per inquadrare gli istituti culturali in insiemi unitari per la gestione coordinata delle iniziative e per la dotazione delle attrezzature logistiche e tecnologiche complementari .
L'insieme degli Istituti culturali anconetani ubicati nell'antico quartiere del Guasco può costituire la base per una qualificata ristrutturazione urbanistica dell'area. Il Porto poi è di grandissimo interesse per il notevole numero di passeggeri in transito e in attesa degli imbarchi verso la sponda balcanica. Il ruolo "adriatico" di Ancona è insostenibile per qualsiasi altra città costiera tra Ravenna e Bari, e di questo ci si potrebbe giovare ancorando la ristrutturazione dell'area allo sviluppo e alla riqualificazione degli istituti culturali presenti lungo via Pizzecolli e all'insediamento di nuovi istituti oggi dispersi all'interno del territorio urbano quali l'Archivio di Stato, la Biblioteca, il Teatro Sperimentale, il Museo della città. Ma si può anche pensare di localizzarvi anche nuovi istituti quali il Museo Navale e l'Acquario.
Ai piedi della rupe del Guasco, sui sedimi del quartiere demolito, nel luogo della memoria profonda della città è rintracciabile l'occasione per una ristrutturazione urbana in forma di palazzo incorporando e potenziando le qualità paesaggistiche, architettoniche ed archeologiche presenti.